Renken è costituita da ideali, idee, progetti ma soprattutto persone. Queste interviste servono a conoscerle, comprendere che ruolo svolgono e come l’attività volontaria si interseca con il resto della loro vita: iniziamo con Lara, vice presidente Renken.
Ciao Lara, qual è la tua formazione?
Sono una dottoressa in TNPE (Terapia della Neuropsicomotricità dell’Età Evolutiva). Mi occupo, in altre parole, di bambini che hanno delle disabilità dovute a ritardi di acquisizione, a particolari disturbi o patologie che ne limitano lo sviluppo fisiologico.
Qual è la motivazione che ti spinge a lavorare in maniera attiva all’interno di Renken Onlus?
Credo che nel Mondo dovremmo avere tutti le stesse opportunità. Trovo ingiusti il benessere e la ricchezza tipici dello stile di vita Occidentale, in quanto resa possibile solo grazie allo sfruttamento di risorse umane, territoriali, economiche appartenenti ad altri Paesi meno sviluppati.
Qual è il tuo ruolo all’interno di Renken e a quali progetti ti dedichi principalmente?
Sono una delle fondatrici, il vice presidente, la coordinatrice del sostegno a distanza, la responsabile del progetto Sartoria Artigianale e delle attività ad esso collegate: mercati e banchi di autofinanziamento, bomboniere e gadget solidali.
Ricopro il ruolo di responsabile della comunicazione: seguo l’invio della newsletter, l’aggiornamento del sito e il piano editoriale dei nostri social network. Infine, organizzo gli eventi di raccolta fondi che ci sono durante l’anno come aperitivi di tesseramento e feste. Tra le mie altre doti: metto in ordine l’ufficio!
Dedicarti a Renken è il tuo lavoro o il tuo lavoro principale?
Non è il mio lavoro principale, è il mio sogno che porto avanti parallelamente da 15 anni.
Se non lo è, come concili il tuo impegno con Renken con il resto della tua vita?
Sarò onesta: sono sempre di fretta, non ricordo nulla, ho sempre qualcosa da fare, il tempo libero quasi non esiste. Soprattutto negli ultimi 4 anni in cui ho avuto 2 bambini!
Che cosa hai appreso, in termini di abilità pratiche ma anche “soft”, nei tuoi anni presso Renken?
Ad organizzare bellissimi eventi: in questo siamo diventate tutte bravissime. I viaggi in Senegal mi hanno insegnato ad adattarmi a tutto e tutti, a vivere in infradito e pareo, a prendermi cura degli altri. Collaborare con i volontari mi ha insegnato a organizzare e supervisionare un gruppo di lavoro, motivandolo se necessario.
Qual è il secondo te il punto di forza e quello di debolezza di Renken?
Il punto di forza è che siamo molto dedite al “sogno Renken”: dalle nostre scelte credo si avverta un’autentica motivazione, passione, un entusiasmo che riusciamo a trasmettere. Il nostro punto debole, forse, è che questo non è il nostro lavoro al 100%
Che cosa sogni nel futuro di Renken?
Sogno di aprire un locale e far conoscere a più persone possibili la cultura africana, andando oltre l’immagine abusata e mainstream dell’Africa povera e in attesa di aiuto.
Desidero tantissimo fare un lungo viaggio con i miei bambini a Nioko Bokk e costruire un parco giochi per tutti i bambini che verranno a trovarci!
Perché una persona dovrebbe voler diventare un volontario? E perché proprio un volontario Renken?
Perché fare volontariato fa bene a sé: al cuore e all’autostima. Fa bene agli altri, perché si conoscono realtà diverse, ci si apre a nuove modalità di lavoro che non vanno per forza verso il profitto e la ricchezza. Il team di Renken è accogliente: abbiamo sempre tanto lavoro da fare, e questo indica che sappiamo in quale direzione andare, e vi assicuro che si tratta di un luogo bellissimo.