“Cara mamma a distanza” intervista su Gioia

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“Cara mamma a distanza” è un’intervista a Claudia Nicola, presidente di Renken Onlus, a cura di Diana Bagnoli apparsa sul settimanale Gioia nell’ottobre 2016.

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Ringraziando la testata per il bellissimo progetto, riportiamo di seguito il testo integrale.

Appena sveglia, all’alba, Woury rassetta la stanza, si mette il velo e un abito pulito e a mani giunte si inginocchia in preghiera. I vestiti per pregare devono essere tutti i giorni diversi: puliti e speciali.

Brillanti e colorati, con accostamenti improbabili, sono il bello dell’Africa, coprono la miseria, i tubi di scarico, le mosche e il polverone. Qui non esistono le catene di abbigliamento che vendono a due lire abiti tutti uguali, ti compri una bella stoffa pazza e la porti dal sarto perché vesta te e la tua tribù: capita che nelle occasioni sociali tutta la famiglia sia vestita nello stesso colore e fantasia.

Succede anche a casa di Woury, 12 anni, “sostenuta distanza” nel 2007 grazie al progetto di Renken Onlus (www.renken.it), quando andava all’asilo. «Abbiamo cominciato con nove ragazzi, ora ne seguiamo 130», mi spiega Claudia Nicola, una delle fondatrici dell’associazione. Ottimo risultato anche se là fuori, a fare la fila, ce ne sono almeno 5mila.

«Fuori», dove ora mi trovo, è Malika: il nome femminile e intrigante di una delle tante misere periferie di Dakar, Senegal. 50mila abitanti, due piccoli ambulatori medici e un altissimo tasso di povertà. Woury, come tanti, vive in una casa al piano terra con genitori, zii, nonni e innumerevoli cugini. Quattro stanze, in ognuna dorme un’intera famiglia. I ragazzi per terra, i genitori nell’unico letto. Le pareti sono annerite dalla fuliggine delle cucine, dove vivono anche il montone da sacrificare durante la Tabaski (la “festa del sacrificio”, una delle più importanti ricorrenze della religione islamica), una capra, le galline per le uova e le occasioni speciali. Quando entri senti i topi squittire e gli insetti scappare: «Basta abituarsi», spiega Woury, scacciando una mosca testarda.

I bambini danno, in casa, un aiuto sostanziale. Woury per esempio, oltre a rassettare e spazzare, va a prendere l’acqua piovana raccolta sul tetto o dal pozzo della comunità per lavarsi e fare il bucato. L’acqua potabile esce solo dal rubinetto della scuola che Woury, grazie al progetto di sostegno dell’Associazione Renken Onlus, può frequentare.

Il sostegno a distanza di una bambina come lei costa, a noi occidentali, 300 euro all’anno. «La retta scolastica, che noi paghiamo direttamente all’istituto, è di circa la metà», mi dice Claudia Nicola. «Poi ci sono le spese sanitarie: ma per fortuna i “nostri” bambini, inseriti in un programma di controlli medici e prevenzione, godono in genere di buona salute. Così ci avanzano fondi che possiamo destinare ad altri bambini, non ancora sostenuti da nessuna famiglia».

Grazie al progetto dell’Associazione Renken Onlus Woury ha imparato a leggere, scrivere, contare e molto altro. «Salveremo l’Africa solo se riusciremo a cambiare la testa della gente», mi dice il suo insegnante. «Stimolare le capacità cognitive dei ragazzi in fase di crescita è un po’ come mettere le fondamenta del pensiero del domani». La scuola ha 300 alunni e grazie a Renken ha potuto espandersi: hanno costruito un piano in più, le classi non sono troppo numerose. Woury si impegna, adora la matematica, parla già un francese perfetto. È un’ottima studentessa: se lasciasse la scuola uscirebbe dal programma di sostegno e questo proprio non se lo può permettere.

Quando non è a scuola, Woury riordina la casa. Spazza i rifiuti della sera prima, raccoglie bicchieri di plastica, cartacce e sacchetti. Un enorme problema in Senegal è lo smaltimento dei rifiuti, che fino a tempi recenti erano solo organici. Oggi nessuno sa che farsene delle montagne di plastica e spazzatura: Woury raccoglie le cartacce che stanno a terra in casa per buttarle di nuovo a terra, però fuori.

La sua famiglia conta su di lei. È molto responsabile e non si perderebbe un giorno di scuola per niente al mondo. L’istruzione primaria è obbligatoria in Senegal, ma le scuole pubbliche sono sovraffollate, gli scioperi frequenti. Le alternative sono le scuole coraniche, prettamente religiose, o le scuole private come quella di Woury, gli unici luoghi dove davvero si impara ma che in pochi possono permettersi. A lei studiare piace molto, ma anche a casa sta bene, circondata da fratelli più piccoli che le corrono attorno senza sosta, mentre sua cugina lava i panni e la mamma setaccia la sabbia degli animali. I bambini qui sono educati a prendersi cura dei più piccoli, che così hanno tanti modelli di riferimento. La responsabilità condivisa è vantaggiosa: i bimbi sembrano più sicuri di sé, il nucleo familiare è solido, l’atmosfera serena.

Nei pranzi delle grandi occasioni il capo famiglia va in cortile, dove stanno gli animali, la cucina a carbone e la latrina, e sgozza tre piccole galline. Le donne abilmente le spiumano e le mettono sui fuochi con abbondanti dosi di spezie, riso e le poche verdure che Woury ha comprato al mercato. Si mangia sempre tutti insieme, seduti per terra, in due grandi piatti: i bambini da una parte e gli adulti dall’altra affondano le mani nelle pietanze e ognuno dal suo lato mangia e condivide quello che c’è. I giochi sono creativi, il copertone di una ruota può essere esilarante e qualsiasi oggetto che produca un suono fa ballare. Le ragazzine passano ore a intrecciarsi a vicenda i folti capelli in fitte treccine, disegnandosi in testa linee geometriche sempre nuove. Oppure si va a zonzo per il quartiere: a Malika le strade sono ricoperte di sabbia, ci sono poche auto colorate e dissestate e qualche cavallo. Per strada le donne, aiutate dai figli, vendono arachidi e pagnotte fritte fatte in casa.

Il progetto di di sostegno a distanza è la spinta che serve per cambiare orizzonte. Assicura ai bambini assistenza medica e istruzione valida, senza sradicarli dalla famiglia o dal paese d’origine. Questo significa che il cambiamento reale ed effettivo avverrà a casa delle persone come Woury, a casa degli adulti di domani. Mentre un sole gigante, rosso, africano cala lentamente davanti a noi e i suoi amici si tuffano nell’oceano, lei mi confessa che sogna, da grande, di diventare presidente, «così tutti i poveri avranno un lavoro». Suona come uno scherzo ma in fondo non è impensabile. Se continuerà ad avere buoni voti potrà ricevere borse di studio universitarie, fare un master, studiare quel che le piace, decidere del suo futuro. Ecco perché il sostegno a distanza è una goccia nel mare, ma è tanto preziosa.