I nostri volontari in viaggio in Senegal con Mindchangers per il progetto YOU ACT!

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Viaggiare non è solo un modo per conoscere il mondo, i popoli e culture diverse che lo caratterizzano. In alcuni momenti di vita e in particolari contesti il viaggio può diventare una vera e propria esperienza che ci permette di lavorare su noi stessi e sull’ambiente che ci circonda. Consapevole della potenza di questo “strumento”, il progetto YOU ACT! (Mindchangers), di cui M.A.I.S. ong è capofila,  ha coinvolto i nostri volontari in un lavoro sulle tematiche della sicurezza alimentare e dell’educazione allo sviluppo sostenibile. 

La nostra associazione ha di recente preso parte a Mindchangers, progetto europeo nato per rafforzare attraverso l’impegno dei giovani cittadini dell’UE la consapevolezza dell’opinione pubblica per l’Agenda 2030. Il progetto ha come obiettivo principale la realizzazione di azioni di comunicazione ed è promosso dalla Regione Piemonte e finanziato dal Programma di Sensibilizzazione dell’opinione pubblica ai problemi di sviluppo e promozione dell’educazione allo sviluppo nell’Unione europea (DEAR). 

Oggi vi raccontiamo il viaggio di Ilaria e Alessandro – ex-civilisti e volontari del team Renken – insieme a Edoardo (Giustizia Climatica Ora) e Iris (attivista e volontaria di M.A.I.S. – Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà – ONG che  promuove la cooperazione tra i popoli e si batte per la costruzione di un mondo più giusto e solidale, promuovendo progetti di autosviluppo e difesa dei diritti umani  contro ogni forma di sfruttamento e di esclusione sociale.

I nostri volontari sono partiti qualche mese fa per il Senegal, dove hanno avuto l’opportunità di soggiornare presso l’eco-villaggio Nioko Bokk, trascorrendo bellissime giornate tra l’apprendimento di pratiche ecologiche locali, formazione e attività con i bambini di Malika (Dakar).

La ricerca che li ha visti protagonisti si propone di raccontare le tecniche di permacultura e agro-ecologia che vengono praticate nella Casamance, un luogo dove l’antropizzazione, operando nel rispetto dei cicli naturali, soddisfa i bisogni di cibo ed energia della popolazione locale. La ricerca affronta così la questione della responsabilità dell’azione umana nei confronti degli ecosistemi, coniugando testimonianze personali, documentazione di processi agricoli e sguardi sul paesaggio circostante. 

Li abbiamo ascoltati nel racconto della loro esperienza.

 

  1. Ciao ragazz3, vi andrebbe di presentarvi brevemente per chi non vi conosce?

Alessandro: Ciao a tutt3, sono Alessandro, ho preso parte al progetto Mindchangers con Renken Italia, Renken Senegal e M.A.I.S. Ong dopo aver svolto un anno di Servizio Civile presso Renken in cui mi sono occupato della comunicazione digitale, social, e web dell’associazione. 

Iris: Ciao a tutt3, sono Iris e sono stata una tirocinante di M.A.I.S. Ong. Grazie a questa possibilità di tirocinio ho scoperto il progetto Mindchangers e sono stata accolta anche da Renken presso la loro sede in Senegal.

 

2. Avete preso tutti parte a questo progetto, di che cosa si tratta? Perché avete deciso di partecipare?

Alessandro:  Si siamo tutt3 parte del progetto Mindchangers, il cui obiettivo è sensibilizzare le nuove generazioni sul tema del cambiamento climatico, coinvolgendo giovani da un punto di vista attivo nella produzione di contenuti informativi. In particolare noi come gruppo di lavoro YOU-ACT! ci siamo focalizzati sulla creazione di un notiziario a puntate, ambientato sia in Italia che in vari paesi esteri. Personalmente ritengo che la partecipazione a progetti di questo tipo sia da considerarsi una forma di cittadinanza attiva e questa scelta risponde in primis a un bisogno personale di sensibilizzarsi e sensibilizzare, oltre che ad una precisa presa di posizione che noi abbiamo assunto nei confronti del tema.

Iris: Abbiamo deciso di prendere parte al progetto poiché essendo “post-adolescenti” abbiamo pensato che potesse essere utile dare il nostro apporto per aiutare ad avere un punto di vista che fosse il più vicino possibile agli adolescenti di oggi. Ci sembrava importante anche supportare la sensibilizzazione sulle tematiche ambientali, soprattutto in un’ottica planetaria e non solo di uno specifico territorio, in quanto appunto le migrazioni climatiche esistono ed certamente un problema condiviso in più aree del pianeta.

 

3. Che cosa collega il progetto Mindchangers a Renken Onlus e in particolare a Renken Senegal? 

Alessandro: Renken ha vari progetti attivi che sicuramente si ricollegano agli obiettivo di Mindchangers. Nella zona di Malika, un quartiere periferico di Dakar, sono impegnati principalmente sul versante educativo con l’inaugurazione della nuova scuola Aline Sitoe Diatta. Mentre nel sud del paese, nella regione della Casamance, i progetti si concentrano attorno all’ecovillaggio Nioko Bokk, uno spazio ideato per la sicurezza alimentare e l’educazione allo sviluppo sostenibile. Uno spazio divenuto inoltre un polo di attrazione per la popolazione locale, in quanto produce momenti di formazione, di scambio e d’incontro, per riflettere e ragionare sulle possibilità di produzione offerte dalle pratiche di permacultura e agroecologia che, tra l’altro, funzionano molto bene in un territorio ricco e fertile come la Casamance, dove la popolazione vive ancora di un forte attaccamento alla sfera naturale. 

Iris: I punti di contatto tra Mindchangers e Renken Senegal possono essere diversi: la volontà di sensibilizzare, sia in generale che su tematiche specifiche, con diversi focus e in continuità con il lavoro svolto sul campo grazie all’aiuto dei referenti locali, sensibilizzare e sensibilizzarci sulle questioni ambientali attraverso la conoscenza della permacultura, come atto di resistenza su un territorio che spesso viene abusato da aziende estere, inquinamento, con poca consapevolezza ambientale e mancanza di rispetto della biodiversità locale. 

 

4. Quali attività vi hanno visto protagonisti in questa esperienza all’interno del progetto?

Alessandro: Io mi sono occupato della produzione audio-video e della raccolta del materiale prodotto dai bambini, i quali hanno partecipato ad un laboratorio di permacultura con i formatori di Nioko Bok. All’interno di questo laboratorio i bambini hanno processato i contenuti mediante la rielaborazione tramite il disegno, raccontandoci cosa significa per loro rispetto e sviluppo della natura.

Iris: Principalmente abbiamo intervistato sul campo persone locali, che lavorano nel campo della permacultura, ma anche attivisti ambientali. 

 

5. Da quest’attività di indagine e di raccolta, quale concezione della natura è emersa?

Alessandro: Rappresentativa delle criticità dell’area è sicuramente la discarica di Mbeubeuss, accanto a Malika: una delle più grandi discariche dell’Africa occidentale, diventata quasi un centro abitativo e un polo di attrazione economico, per chi raccoglie materiale e lo rivende. La mole di rifiuti che non si riescono a smaltire è certamente  sintomo della completa mancanza di un apparato che gestisca il problema. Nella cooperazione allo sviluppo bisognerebbe investire sulle tecniche di smaltimento, poiché vi è la volontà, da parte della popolazione locale, di un cambio di rotta nella gestione dei rifiuti, così come è emerso dalle interviste. Infatti durante il campo estivo a Nioko Bokk, abbiamo organizzato una raccolta dei rifiuti sulla spiaggia, dove i bimbi, felicissimi di partecipare, si sono impegnati in micro attività super partecipate. Alla fine di queste attività ci siamo però trovati in difficoltà in quanto mancava un punto di raccolta o smaltimento dove poter depositare il materiale recuperato. Questo fenomeno si caratterizza quindi come problema strutturale al quale spesso la popolazione risponde mettendo fuoco agli accumuli di spazzatura.

Iris: Questi bambini che hanno lavorato con noi vivono in città, a Malika, quindi in un ambiente più urbanizzato. Malika, come altri punti strategici della regione, ha subito negli anni molti cambiamenti, che hanno causato la scomparsa dei suoi luoghi naturali. Questi processi trasformativi del territorio sono stati accolti da un lato positivamente, in quanto associati a sintomi di sviluppo e progresso; dall’altro sono stati interiorizzati con reticenza in quanto vi è molta più coscienza di quanto si pensi rispetto alla cura dell’ambiente e della natura, che viene concepita come insieme di elementi naturali, identificativi della popolazione che li vive. Questa consapevolezza nasce da una concezione di una natura in grado di proteggere chi vi collabora e la rispetta, anche se questo rapporto sta scomparendo a causa della distruzione della biodiversità di alcune zone. 

 

6. Aldilà del progetto, cosa vi ha spinto ad intraprendere quest’esperienza in una terra così lontana come il Senegal?

Alessandro: Principalmente la possibilità di conoscere da vicino una nuova cultura, e i progetti praticati da Renken nell’area, che avevo già iniziato a scoprire solo a livello teorico nello svolgimento del servizio civile. 

Iris: In generale la curiosità non essendoci mai stata prima. Ho sempre immaginato il Senegal come un luogo pieno di spunti, con una biodiversità e una cultura così differente e unica da poter essere la giusta risposta alla mia curiosità. Ma oltre a ciò mi ha anche motivato il supporto prestato da Renken, avendo una rete di persone sia sul campo che a distanza qui a Torino, dove tutti hanno dimostrato tanta sensibilità e tanta cura nell’aiutarci a vivere al meglio quest’esperienza. 

 

7. Arrivat3 sul posto, dove avete trascorso la maggior parte del tempo ai fini della “ricerca”? Com’era lo spazio intorno a voi? Che cosa lo caratterizza? 

Alessandro: Durante quest’esperienza ci siamo trovati a vivere a Nioko Bokk insieme ai bambini della scuola di Renken a Malika. Nioko Bokk, che  in lingua wolof  significa “è per tutti’’, è un eco-villaggio di due ettari, che si trova nella Casamance, una regione rurale situata vicino all’oceano Atlantico, tra i villaggi di Diannah e Abene. Un luogo incredibile, completamente differente rispetto alla città e alle dinamiche che la dominano, dove non c’è cementificazione, l’aria è pulita, e la flora e fauna sono estremamente ricche. 

Iris: Abbiamo principalmente trascorso il nostro tempo a Nioko Bokk, nel sud del Senegal; luogo completamente diverso da Malika (cittadina alla periferia di Dakar) dove anche lì abbiamo svolto delle interviste sulla questione della sensibilità ambientale e del cambiamento climatico. Dalle stesse è emerso che questa cittadina di periferia sia molto cambiata negli ultimi anni, diventando sempre più urbanizzata, con molti meno elementi naturali, dove gli spazi verdi finiscono per essere antropizzati. Nella regione della Casa Mance, regione della quale ci siamo tutt* innamorati, c’è tantissima biodiversità invece, essendo uno dei luoghi più verdi di tutto il Senegal. Nioko Bokk è un posto magico, dove c’è sempre posto anche per chi viene accolto. Ciò che mi ha stupita maggiormente è stata l’assenza di inquinamento sonoro, si potevano ascoltare sempre i suoni della natura in sottofondo, animali, uccelli notturni e diurni; si crea così una separazione naturale tra il giorno e la notte, con suoni completamente diversi rispetto a quelli che ascoltiamo in città. Siamo stati sopraffatti dai colori, abbiamo potuto osservare tantissime sfumature di verde. Non essendoci inquinamento luminoso il corpo riesce a vivere decisamente meglio, in una giornata dove le luci naturalmente si spengono e si vedono le stelle, si respira aria pulita e ci sono tantissimi animali con i quali abbiamo da subito imparato a convivere, nella consapevolezza di essere noi loro ospiti, relazionandoci ad essi in un’ottica anti specista.

 

8. Avete qualche aneddoto da raccontare?

Iris: Già il nostro arrivo si è trasformato in un aneddoto. Arrivati a Dakar, dopo aver trovato i nostri compagni di viaggio, partiamo per Malika con un pullmino che in realtà si è rivelato una macchina omologata per otto persone e noi eravamo in tredici più zaini e valigie. Sembrava tutto perfetto in questo magnifico paesaggio, ovviamente questo sogno da turista europeo dura poco: un copertone posteriore della macchina esplode. L’autista non sembra preoccupato, continua ad andare avanti, felice, per la sua strada. Ad un certo punto la macchina ci abbandona e dobbiamo fermarci. Per far vedere alle altre macchine che siamo fermi dobbiamo sbracciare e usare le torce. Il mezzo è fuori uso, quindi ci dividiamo. Arrivati a destinazione ci ricongiungiamo e veniamo calorosamente accolti, avevano preparato per noi una buonissima cena dove a fine pasto, tra una parola e un’altra, beviamo caffè e parliamo di resistenza e decolonizzazione. Già da quel momento avevamo percepito che la nostra permanenza sarebbe stata ricca di “esperienze” poco comuni, ma che in un modo o nell’altro si sarebbe tutto risolto e avremmo trovato una buona compagnia a guidarci nel tortuoso cammino.

 

9. Quali valori vi ha trasmesso quest’esperienza? Che cosa avete riportato con voi in Italia? 

Alessandro: Un valore che ci ha accompagnato durante tutto il viaggio è stato quello della cura e dell’accoglienza: la famosa teranga senegalese. Questi valori condivisi hanno permesso di sentirci parte di una comunità creata da adulti e bambini, che ci hanno riempito di attenzioni. Di fatto la curiosità, che ci ha spinto a partire, è il primo mezzo per sviluppare la cura: se sei curioso di qualcuno alla fine quella è già una forma di amore (De Andrè). 

Iris: Io ho sempre percepito una forte attenzione nei confronti delle persone che ti sono intorno, dove senza esprimere verbalmente i bisogni, nonostante le varie barriere linguistiche, ho sempre trovato comprensione e ascolto. Mi sono sentita tanto a casa, non ho mai percepito una sensazione di shock culturale, ma fin da subito mi sono sentita arricchita. 

Ilaria: Per me il valore più sentito è stato quello della condivisione: fare tutto insieme e condividere tutto quello che si ha, dal telo al mare al cibo in tavola, nonostante gli stile di vita umili, condividere spazi, momenti, emozioni in casamance è una regola di vita. Tu sei sempre insieme a qualcuno, dalle case fino in strada, è una vita condivisa.

I nostri volontari a Nioko Bokk